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Ripensare il Servizio Sanitario Nazionale: partiamo dai medici di base.

Aggiornamento: 18 apr

L’emergenza COVID19 ha acceso i riflettori sul nostro Servizio Sanitario Nazionale e, in particolare, sulla gestione del territorio: l’immagine che ne abbiamo ricavato è che il controllo sul territorio e il coordinamento della medicina generale in molti casi non sono riusciti a far fronte all’emergenza.

I Medici di Medicina Generale, i nostri medici di base, in virtù del loro status di liberi professionisti, hanno spesso dovuto prendere decisioni senza avere sufficienti informazioni e senza un reale coordinamento con l’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL).

La categoria ha pagato un prezzo molto alto in termini di vite umane.

Già prima del COVID, comunque, emergeva la necessità di un ripensamento organizzativo del settore della assistenza primaria erogata dai Medici di Medicina Generale e di una sua valorizzazione.

L’Italia, infatti, oggi è il paese europeo con la media più alta di medici per abitanti, 4 ogni 1000, ma tra questi il 73,5% dei Medici di Medicina Generale ha più di 27 anni di carriera ed è vicino alla pensione: nei prossimi anni, quindi, avremo circa 33.000 pensionamenti a fronte di soli 11.000 nuovi ingressi stimati.

Inoltre l’Italia è il paese europeo in cui il settore dell’assistenza primaria ha il minor numero di attrezzature sanitarie, infermieri e personale amministrativo a supporto.

Un ripensamento organizzativo del sistema è quindi necessario.

Coordinamento, condivisione di strutture amministrative e di attrezzature, standardizzazione delle prestazioni, sia in termini di orario di lavoro che di servizi forniti, efficientamento del sistema retributivo, anche attraverso un meccanismo di premialità: sono solo alcuni dei punti che abbiamo sviluppato nella nostra proposta di miglioramento della capacità di risposta del nostro sistema sanitario sul territorio. Un sistema che può utilizzare queste “sentinelle della salute”, capaci di rispondere in tempi rapidi alle esigenze più immediate dei pazienti, per filtrare anche l’accesso agli ospedali alleggerendo il carico di queste strutture, spesso incapaci di gestire numeri troppo grandi.


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